Nelle ultime decadi ci sono state numerose iniziative per trovare un metodo preciso che permetta di quantificare e confrontare lo sforzo dei diversi paesi in relazione alla loro politica ambientale e alle azioni intraprese al fine di mitigare l’impatto ambientale. Tra tutti i metodi ideati, l’Indice di Prestazione Ambientale è quello che raccoglie il maggior consenso ed è stato adottato dal maggior numero di università e istituzioni pubbliche.
L’Indice di Prestazione Ambientale (EPI, Environmental Performance Index) è un metodo di calcolo che permette di quantificare la prestazione ambientale di un paese basandosi sulle sue politiche in materia ambientale. Questo indice è stato sviluppato dall’Università di Yale (USA) e viene pubblicato dal 1999 ogni due anni (anche se dal 1999 al 2005 veniva calcolato in modo leggermente diverso e si chiamava Indice di Sostenibilità Ambientale, ESI). Progressivamente vengono aggiunti più paesi oggetto di analisi e nell’ultima edizione del rapporto, pubblicata nel 2012, sono presentati dati di 178 paesi.
L’EPI si ottiene mediante il calcolo e l’aggregazione ponderata di 20 indicatori che riflettono la situazione ambientale a livello nazionale. Questi indicatori sono raggruppati in nove categorie diverse, che a loro volta si concentrano in due grandi obiettivi: il primo, salute ambientale, che misura la protezione della salute umana in relazione ai danni ambientali, e il secondo, vitalità degli ecosistemi, che valuta la protezione degli ecosistemi e la gestione delle risorse naturali. Il primo obiettivo comprende tre categorie di indicatori: (1) l’impatto dell’ambiente sulla salute, (2) gli effetti della qualità dell’aria sulla salute, e (3) acqua potabile e servizi igienico-sanitari. L’obiettivo che analizza la vitalità degli ecosistemi raggruppa sei categorie di indicatori: (1) risorse idriche, (2) risorse agricole, (3) risorse forestali, (4) risorse ittiche, (5) biodiversità e habitat e, infine, (6) cambiamento climatico. Questa batteria di 20 indicatori stabilisce un’immagine rappresentativa dei diversi aspetti ambientali del paese.
I calcoli iniziano trasformando le informazioni preliminari in indicatori di prestazione standardizzati e comparabili, mediandoli con dati di popolazione, produzione industriale, ecc. Per il calcolo degli indicatori EPI si utilizza una tecnologia denominata “prossimità all’obiettivo”, che valuta quanto il paese sia vicino all’obiettivo fissato da una norma specifica. Gli obiettivi sono precedentemente determinati dalle politiche nazionali o internazionali o dalle soglie scientifiche stabilite e comunemente accettate. Gli indicatori ricevono un punteggio compreso tra 0 e 100, dove 0 rappresenta la posizione più lontana dal raggiungimento dell’obiettivo e 100 il punteggio più vicino possibile all’obiettivo.
La quantificazione degli indicatori permette un duplice scopo: da un lato è possibile il confronto tra diversi paesi tra loro e persino realizzare una classifica dei paesi in base a un aspetto ambientale scelto. Dall’altro, gli indicatori permettono di analizzare, per un paese specifico, l’evoluzione seguita negli ultimi anni rispetto a un indicatore concreto.
Pertanto, una volta calcolati gli EPI per il 2012, si possono rispondere a domande del tipo: Qual è il paese che inquina di più? Qual è il paese industrializzato più sostenibile a livello ambientale? Quale paese latinoamericano è quello che ha migliorato maggiormente a livello ambientale negli ultimi 10 anni? Di seguito sono mostrati diversi risultati ottenuti mediante il calcolo e la successiva analisi degli indicatori:
1. Grafico sull’accesso all’acqua potabile pulita
2. Classifica dei 30 paesi più sostenibili a livello ambientale
3. Classifica dei 10 paesi che trattano peggio l’ambiente
4. Classifica dei paesi latinoamericani che hanno maggiormente migliorato in termini di sostenibilità ambientale
Così, l’EPI è un eccellente strumento che permette di analizzare e confrontare la situazione di un paese in base alle azioni intraprese per raggiungere i propri obiettivi ambientali fissati. Costituisce un metodo di calcolo che è stato validato da numerosi ricercatori di diverse università e istituzioni pubbliche. Tuttavia, si deve anche tenere presente che esistono aspetti ambientali che non sono ancora considerati nel calcolo degli indicatori. È il caso di informazioni come la qualità dell’acqua dolce, la gestione dei rifiuti solidi urbani, la sicurezza nucleare, la perdita di zone umide, le percentuali di riciclaggio dei diversi tipi di rifiuti e l’adattamento e la vulnerabilità al cambiamento climatico, tra gli altri. Nonostante ciò, anche senza incorporare queste informazioni, l’immagine risultante dalla batteria di indicatori ambientali che compongono l’EPI risulta molto rappresentativa della situazione ambientale del paese.